Santa Maria di Leuca – De Finibus Terrae il suo nome ha origine dal luogo detto dai Greci “Leucos” (la) bianca terra ridente rischiarata dal sole, definita dai Romani “De Finibus Terrae”: cioè ai confini della terra, per indicare l’estremo limite dei “Cives” (cittadini) romani, al di là del quale cominciavano i “Provinciales” (i coloni).
Le Ville
Lo sviluppo della Leuca di oggi ha inizio nell 800, quando iniziano i lavori delle “ville ottocentesche” costruite secondo vari stili per la maggior parte dagli architetti Ruggeri e Rossi.
Verso la fine del XIX secolo si contavano per la precisione 43 ville, molte delle quali oggi sono in disuso o appaiono profondamente trasformate rispetto al passato.
Infatti, durante la II guerra mondiale, a molte ville furono sottratti gli elementi decorativi metallici (balaustre, ringhiere, ecc.) necessari per la produzione di armi; inoltre nello stesso periodo quasi tutte le ville furono requisite ai proprietari e utilizzate per l’accoglienza agli sfollati. Alcune subirono gravi danni e, alla fine della guerra, furono ristrutturate in maniera tanto radicale da essere spesso rovinate. Altre ville sono andate in disuso, mentre solo alcune conservano ancora l’aspetto originario, sia esterno sia interno.
Tra le ville meglio conservate e che più caratterizzano il luogo si ricordano:
Villa Daniele
Villa Gioacchino Fuortes (sede della locale Pro Loco)
Villa Mellacqua
Villa La Meridiana (già Villa Ruggeri)
Villa Tamborino
Villa Loreta Stefanachi
Villa Episcopo
Villa Colosso
Villa Arditi
Villa De Francesco
Villa Seracca
Villa Ramirez
Nonostante le diverse caratteristiche architettoniche, gli elementi che in ogni villa non potevano mancare erano:
Un parco nella parte anteriore della villa
Un giardino nella parte posteriore della villa, utilizzato per la coltivazione di ortaggi e frutti
Una cappella privata con una immagine della Madonna
Un pozzo per la raccolta dell’acqua potabile
Una stalla per i cavalli e una rimessa per le carrozze
A seguito delle varie ristrutturazioni questi elementi nella maggior parte dei casi sono stati trasformati tanto da essere attualmente poco o per niente riconoscibili.
Caratteristica di alcune di queste dimore (soprattutto quelle prospicienti il lungomare) era, inoltre, di avere sulla scogliera dei “capanni”, alcuni in muratura e altri in legno, detti “bagnarole”, che nascondevano alla vista del popolo le signore mentre godevano dei bagni nei mesi estivi. Ogni bagnarola apparteneva ad una villa, di cui ne riportava lo stile o, soprattutto, i colori.
Oggi le bagnarole in legno sono state completamente eliminate, mentre tra quelle in muratura ne rimangono solo un paio, ma in disuso.
Le Grotte
Caratteristica molto apprezzata dal turismo sono le Grotte Naturali di Leuca disposte in due tronconi lungo la costa dia ad oves che ad est :
La Grotta del Diavolo
La grotta “del Diavolo” si trova su Punta Ristola, misura quaranta metri in lunghezza e diciassette in larghezza e conduce direttamente a mare. Nel 1871, Ulderico Botti compì i primi scavi trovando interessanti ed unici reperti, rappresentati da ossa, valve, armi e utensili, che fanno pensare ad una frequentazione della grotta sin dal Neolitico. Tali reperti sono oggi conservati nei musei di Lecce e Maglie. Il suo nome deriva da un’antica superstizione popolare, che attribuiva alla presenza di Diavoli i lugubri e poderosi rimbombi che si potevano udire nella grotta la quale, tra l’altro, è accessibile via terra attraverso un’apertura che si trova sul suo dorso.
Grotta Porcinara
Nei pressi di Punta Ristola si incontra la cosiddetta grotta ‘Porcinara’ o ‘Portinaia’, di notevole importanza storica, in quanto gli archeologi nella zona hanno rinvenuto una struttura in doppia cortina muraria, l’eschera. Essa è situata a circa 20 metri sul livello del mare, e il suo nome pare sia dovuto ad una deformazione del nome ‘Portinara’, che forse fa riferimento alla collocazione nelle vicinanze del porto. La grotta è stata scavata in tre ambienti, sulle pareti sono incise le iscrizioni a Giove e si possono leggere nomi di navi e di personaggi mitologici come Madaraus, Rhedon, Afrodite.
Grotta del Morigio – Si trova al di sotto del punto ove la Cascata Monumentale dell’Acquedotto Pugliese si riversa a mare. Il termine “Morigio” è stato dato dal tasselli, perché pare che qui vi si nascosero i Mori per attaccare e distruggere la città di Leuca. Detta anche “Grotta degli Innamorati”, è accessibile solo via mare, e nuotando per un tratto sott’acqua.
Grotte Cazzafri – Di toponomastica greca, secondo il Tasselli significherebbe “casa di spuma”. Sono 3, si affacciano sulla rada di ponente e specie al tramonto offrono suggestivi giochi di luce.
Le Grotte di Ponente :
Grotta del Fiume o Sparascenti – Oltrepassando Punta Ristola, via mare e solo quando il mare è calmo, si può accedere a questa grotta, caratterizzata dai resti di un’attività carsica che come eredità ha lasciato un rigagnolo d’acqua dolce che si perde nel mare salato.
Grotta del Presepe – Cavità caratterizzata da meravigliose sculture calcaree, con formazioni stalattitiche di eccezionale bellezza, che sembrano riprendere le fattezze della Natività, da cui il nome.
Grotta delle Tre Porte – Il nome richiama il monumentale ingresso a 3 accessi, che sembra stagliarsi nel mare come il passaggio verso un altro mondo. Accessibile in barca, da cui si può goderne la frescura e gli splendidi giochi di luce.
Grotta del Bambino – Grotta dall’eccezionale valore naturalistico: qui furono rinvenuti, tra gli altri, resti di un elefante, di un rinoceronte e un dente umano, risalente all’epoca dei Neanderthal. Vi si accede dalla grotta delle Tre Porte.
Grotta dei Giganti – Questa grotta è così chiamata dalla leggenda secondo cui qui sono sepolti i Giganti uccisi da Ercole Libico. È di eccezionale interesse paleontologico, poiché sono stati rinvenuti numerosi resti di manufatti risalenti al paleolitico medio.
Grotta della Stalla – Una delle più belle dell’intera costa, deve il suo nome – forse – al fatto che sovente era usata come riparo per i pescatori in difficoltà
Grotta del Drago – Profonda circa 60 metri, di scarso valore scientifico ma estremamente spettacolare, essendoci uno scoglio affiorante che somiglia alla testa di un drago.
Le Grotte di Levante:
Grotte di Terradico – Definita anche “Orecchi di Terradico” o grotta degli Indiani, è celebre per la sua forma triangolare, che ricorda appunto una tenda. In realtà non è una singola grotta, ma un complesso di 3 cavità che si sviluppano succedanee tra di loro, di varia grandezza.
Grotta di Ortocupo – Semisommersa, vi si può accedere per via sottomarina. La porzione più interna è anche chiamata “Grotta del Soffio” a causa degli spruzzi d’acqua che qui si trovano. È interessante notare che in questo punto convergono acqua salata e acqua dolce, e vi si possono anche trovare spigole.
Grotta delle Vore – Sistema di due grotte di diversa grandezza, in cui, a mare calmo, si può accedere per oltre 60 metri. Il nome è dato da un foro (vora, appunto) sito nella parte superiore della volta della grotta, a circa 50 metri di altezza.
Grotta delle Giole – Il nome è dovuto alla presenza di corvi (giole o ciole, in dialetto) ed è anche chiamata Bocca di Pozzo o Grotta Grande del Ciolo, e si presenta con uno sviluppo di circa 120 metri di lunghezza, e numerose camere d’aria al suo interno. Questa grotta è importante da un punto di vista paleontologico per la presenza di un giacimento del pleistocene, nonché per la presenza di una piscina coperta dalle acque incredibilmente fresche.
Allontanandosi da Leuca verso il territorio di Gagliano del Capo si possono incontrare altre grotte, in ordine sparso, delle Capeddhe, di Musconovo, della Totola fino ad arrivare alla suggestiva grotta grande del Ciolo, nei pressi dell’omonima insenatura.
Basilica Santuario di Leuca
Si tramanda che san Pietro in viaggio per Roma fece tappa a Leuca e da allora il tempio dedicato alla dea Minerva, posto sul promontorio japigeo, diventò un luogo di culto cristiano e uno dei principali centri di pellegrinaggio dell’età antica e medievale.
La devozione dei fedeli verso la Madonna di Leuca ha origine antica: si parla di un grande miracolo che avrebbe salvato i pescatori il 13 aprile del 365 da una burrasca.
L’attuale struttura fortificata della chiesa venne costruita tra il 1720 e il 1755 da monsignor Giovanni Giannelli, per resistere ai numerosi e ripetuti attacchi da parte di invasori turchi e saraceni.
Dal 7 ottobre 1990 il santuario è stato eletto a basilica minore.
L’interno del santuario è a unica navata con sei altari laterali. Sull’altar maggiore è collocato il dipinto della Madonna con Bambino detto “Madonna de finibus terrae, di Jacopo Palma il Giovane. Tra gli altri dipinti presenti nella chiesa sono quelli del pittore Francesco Saverio Mercaldi (San Francesco da Paola, datato al 1898 e il Trittico della Confessione). Su un lato si trova un organo, da poco restaurato, datato al 1885.
All’interno della chiesa, sul lato destro dell’ingresso, un grosso masso monolitico è noto come “Ara a Minerva”, testimonianza del culto pagano nel luogo. Sul lato sinistro, è posta una targa in bronzo a commemorazione dell’equipaggio dell’incrociatore francese “Léon Gambetta”, affondato a largo di Leuca la notte del 26 aprile 1915 con circa 700 uomini.
Nel 2000 sui tre ingressi sono state realizzate porte in bronzo, opera dello scultore Armando Marrocco (Janua Coeli il portale centrale, Esodo il portale di destra e Stella Maris il portale di sinistra. Nei pressi della chiesa è stata inoltre costruita una sala per conferenze e una sede museale che ospita opere di artisti contemporanei.
Nel piazzale antistante la basilica, il 21 ottobre del 1901 venne eretta una croce monumentale con quattro iscrizioni. Sul viale che conduce alla basilica tra gli alberi della pineta, si trova la “Croce pietrina”, in ricordo del passaggio di san Pietro.
Due rampe di scale ognuna di 296 gradini collegano il santuario con il porto vecchio. Vennero costruite nel periodo fascista in occasione delle opere terminali dell’acquedotto. Le due scalinate sono separate da una cascata artificiale aperta solo in occasioni particolari. A piedi delle scale si eleva la “colonna romana” del 1939.
Chiesa di Cristo Re
Chiesa di Cristo Re (Santa Maria di Leuca, Castrignano del Capo).jpg
Si trova nel centro della marina di Leuca. I lavori di costruzione iniziarono nel 1896 su progetto dell’ingegnere Pasquale Ruggeri. L’apertura ai fedeli ed al pubblico avvenne però, solo 40 anni dopo nel 1935. Realizzata in carparo, è in stile romanico e gotico. L’interno si divide in tre navate. Molto bello il pavimento in mosaico, completato nel 1934,ed il rosone della facciata principale. I grandi finestroni delle navate laterali recano i nomi e gli stemmi delle famiglie nobili che parteciparono alla costruzione della chiesa.
La Torre dell’Omomorto
La Torre dell’Uomo Morto o Torre dell’Omomorto è una delle centinaia di torri che si trovano con cadenza regolare lungo tutta la fascia costiera salentina. Oltre che come elementi di difesa, tali torri servivano soprattutto ad avvistare l’eventuale presenza e avvicinamento delle navi dei Turchi, che per lungo tempo hanno invaso Otranto e altre aree della penisola salentina, e a dare l’allarme verso l’entroterra attraverso segnali luminosi che venivano immediatamente trasmessi da una torre a quella successiva. La Torre dell’Uomo Morto si trova all’inizio del Lungomare Cristoforo Colombo e risale al XVI secolo ad opera di Andrea Gonzaga. Possiede base troncoconica e sopra il cordolo si sviluppa cilindrica con terrazzo dotato di merloni per la postazione delle artiglierie. Viene comunemente assegnata al genere delle torri “a martello”, ma ha una peculiarità: al posto della cannoneria, alla base, si trova una porta. La denominazione Uomo Morto è dovuta ad alcune ossa umane ritrovate al suo interno. Sfortunatamente è in degrado e non ci sono lavori di ristrutturazione in corso.
Il faro di Leuca
Il faro di Santa Maria di Leuca è situato sulla Punta Meliso. Fu progettato dall’ingegner Achille Rossi e fu attivato nel 1866 dal Genio civile, con macchina a luce fissa variata a splendori 30 cm in 30 secondi. È alto 48,60 m dalla base e si trova a 102 m sul livello del mare. Emette tre fasci di luce che sono visibili, in particolari condizioni meteorologiche, a oltre 40 km. Con una scala a chiocciola di 254 gradini si può salire alla gabbia dell’apparato di proiezione. Nel 1937 l’alimentazione del faro, che fino a quel momento era a petrolio, fu trasformata in energia elettrica. La lanterna originale venne costruita a Parigi e sostituita più volte (1941 e 1954) insieme all’apparato rotatorio. Attualmente il guardiano del faro è Antonio Maggio, che iniziò il suo lavoro come il più giovane dei fanalisti. Precedentemente il faro era sotto la custodia di Francesco Ferrari, che ne fu il guardiano dal 1971 sino al 1996.
La Cascata Monumentale
La scalinata monumentale posta alla fine dell’acquedotto a Leuca
Rappresenta il punto terminale dell’Acquedotto Pugliese.
La costruzione dell’opera iniziò nel 1906, poi, con l’inizio della prima guerra mondiale, i lavori si fermarono e furono ripresi solo dopo la conclusione della guerra. Quindi l’Acquedotto Pugliese giunse a Leuca nel 1939, anno in cui l’opera fu completata.[2] La monumentale scalinata e la colonna romana che ne segna il termine furono inviate da Roma da Benito Mussolini.
Da maggio 2015 è dotata di un impianto di illuminazione artistica.